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      Per vederlo moita iente se fioccava. Da longa lo vidde lo tribuno e disse alli suoi cubiculari: «Ecco lo suonno de questa notte». In questa oste de Vetralla lo Romano abbe mille perzone da cavallo, pedoni sei milla. La oste fu tornata incoronata de rami de oliva. Ora voglio un poco iessire dalla materia. Pòtera alcuno adomannare se·llo suonno pò essere vero. A ciò responno e dico: bene che moiti suonni siano vanitati, siano moiti delusioni de demonia, nientedemeno moiti suonni se trova omo veri como Dio li inspirassi, spezialmente in perzone temperate, dove non abunnano fumositate per crapula e per desusato civo, e in tiempo della notte che se dice aurora, quanno se parte la notte dallo dìe, ché lo cerebro stao purificato, li spiriti staco temperati. E de ciò fao fede lo biato santo Gregorio nello Dialogo. Dice santo Gregorio che nello monistero sio fu uno monaco de santa vita e bona lo quale aveva nome Mierolo. Questo Mierolo fra le moite virtute aveva questa, che mai non finava de dicere salmi, salvo quanno manicava e dormiva. Infermao. Dormenno questo frate Mierolo infermo sonnaose che una bella corona de variati fiori descegneva da cielo e posavase nello sio capo. Questo suonno disse alli monaci. Venne e morìo. Como interpretassi sio suonno in bona parte, alegramente passao. Po' li anni XIIII de soa morte un aitro monaco cavava la sepoitura per uno muorto in quello luoco dove Mierolo stava sepellito. Como fu cavata, subitamente de quello luoco iessìo una fraganzia, uno odore suavissimo, como fussino state in quella fossa rose, viole, igli e moiti fiori.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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