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      Li signori della Montagna, quelli de Malieti, Todino de Antonio, li quali de Roma soco sempre stati stranieri, tutti se rappresentano. In tiempo de tanta prosperitate, volenno essere solo signore, licenziao lo vicario dello papa, sio collega, lo quale fu uno oitramontano, granne decretalista e vescovo de Vitervo, benché de Avignone, dalli granni prelati, avessi le moite lettere e·lle moite ambasciate. Allora mannao uno ammasciatore allo papa significanno questo stato. Questo ammasciatore, puoi che fu tornato, disse che lo papa con tutti li cardinali forte dubitaro. Ora te conto le ammasciate ornate le quale ad esso venivano. Tutta Roma staieva leta, rideva, pareva tornare alli anni megliori passati. Venne la venerabile ammasciata e triomfale de Fiorentini, de Senesi, de Arezzo, de Tode, de Terani, de Spoleti, de Riete, de Amelia, de Tivoli, de Velletri, de Pistoia, de Fuligni, de Ascisci. Queste e moiti aitri uomini de spettata bontate, perzone posate, oneste, iudici, cavalieri, mercatanti, belli e facunni parlatori, uomini de sapienzia, facevano le ammasciarie. Tutte queste citati e communanze se offierzero allo buono stato. Le citati de Campagna, lo ducato, le terre dello Patrimonio se renniero. Sì non volenno essere sotto la Chiesia lo puopolo de Gaieta colla ammasciaria mannao dieci milia fiorini e offierzerose. Veneziani scrissero lettere seiellate collo seiello pennente de piommo, nelle quale offierzero allo buono stato le perzone loro e·llo avere. Missore Lucchino, lo granne tiranno de Milana, mannao una lettera, nella quale confortao lo tribuno a bene fare e allo buono stato e ammaiestravalo che cautamente sapessi domare li baroni.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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