Pagina (164/236)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Venuta la sera, li populari romani moito biasimavano la malizia delli nuobili e magnificavano la bontate dello tribuno. Allora missore Stefano lo veglio mosse una questione: quale era meglio ad un rettore de puopolo, l'essere prodigo overo avaro? Moito fu desputato sopra ciò. Dopo tutti missore Stefano, presa la ponta della nobile guarnaccia dello tribuno: «Per ti, tribuno, fora più convenevole che portassi vestimenta oneste de vizuoco, non queste pompose». E ciò dicenno li mostrao la ponta della guarnaccia. Questo odenno Cola de Rienzi fu turbato. La sera era. Fece stregnere tutti li nuobili e feceli aiognere guardie. Missore Stefano lo veterano fu renchiuso in quella sala dove se fao lo assettamento. Tutta la notte stette senza lietto. Annava de là e de cà, toccava la porta, pregava le guardie che·lli operissino. Le guardie non lo scoitavano. Crudele cosa fatta li fu in tutta quella notte senza pietate. Ora se fao dìe. Lo tribuno avea deliverato de troncare la testa ad onneuno nello parlatorio per liberare del tutto lo puopolo de Roma. Commannao che lo parlatorio fussi parato de panni de seta de colori rosci e bianchi, e fatto fu. Ciò fece in segnale de sangue. Puo' fece sonare la campana e adunao lo puopolo. Puoi mannao lo confessore, cioène uno frate minore, a ciasche barone, che se levassino a penitenza e prennessero lo cuorpo de Cristo. Quanno li baroni sentiero tale novella una collo stormo della campana, deventaro sì ielati che non potevano favellare, non sapevano que·sse fare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





Stefano Stefano Cola Rienzi Stefano Roma Cristo