Pagina (165/236)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La maiure parte se umiliao e prese penitenza e communione. Missore Ranallo delli Orsini e alcuno aitro, perché la dimane per tiempo avevano manicate le ficora fiesche, non se potiero communicare. Missore Stefano della Colonna non se voize confessare né communicare. Diceva che non era apparecchiato, né soie cose aveva despenzate. Intanto alcuni citatini romani consideranno lo iudicio che questo voleva fare, impedimentierolo con paravole dolci e losenghevile. Alla fine ruppero lo tribuno in soa opinione e levarolo de proponimento. Era ora de terza. Tutti li baroni como dannati, tristi, descesero ioso allo parlatorio. Sonavano le tromme como se volessino iustiziare li baroni denanti allo puopolo. Lo tribuno, mutato dello sio proponimento, sallìo nella aringhiera e fece uno bello sermone. Fonnaose nello paternostro:"Dimitte nobis debita". Puoi scusao li baroni e disse ca volevano essere in servizio dello puopolo, e pacificaoli collo puopolo. Ad uno ad uno inchinaro lo capo allo puopolo. Alcuni de loro fece patrizii, alcuni fece profietti sopra la annona, alcuni duca de Toscana, alcuni duca de Campagna. E deo a ciascheuno una bella robba forrata de varo, adorna, uno confallone tutto de spiche de aoro. Puoi li fece pranzare con esso e cavalcao per Roma e menaoselli dereto. Puoi li lassao ire in loro viaii salvi. Questo fatto moito despiacque alli descreti. Disse la iente: «Questo hao acceso lo fuoco e·lla fiamma la quale non porrao spegnere». E io li dico questo proverbio: «Chi vole pedere, puoi culo stregnere, fatigase la natica». Vengote a dicere in que muodo fu assediato lo castiello de Marini.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





Ranallo Orsini Stefano Colonna Dimitte Toscana Campagna Roma Marini