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      Erano suoi capelli caricati de loto. A pena se poteva conoscere. Ora vedi maraviglia! Incontinente lo tiempo pestilenziale, turvato, se comenzao a reschiarare. Lo sole daieva lucienti raii. De tiempo caliginoso fu fatto sereno e alegro. Intanto Stefano della Colonna in tanta moititudine la quale ordinatamente veniva denanti alla porta teneramente domannao dello sio figlio Ianni. Respuosto li fu: «Noi non sapemo que aia fatto, dove sia ito». Allora sospettao Stefano che avessi entrata la porta. Percị speronao e solo la porta entrao e vidde che lo sio figlio iaceva in mieso de moiti in terra li quali lo occidevano fra la grotta e·llo pantano della acqua. De cị, temenno della soa perzona, tornao a reto, iesśo la porta. La mente razionale lo abannonao, fu smarrito. Lo amore dello figlio lo convenze. Non fece paravola alcuna, anco tornao e entrao la porta se per via alcuna poteva lo sio figlio liberare. Non se approssimao, ca conubbe che muorto era. Intenneva a campare la perzona. Tornava in reto tristo. Nello iessire che faceva della porta, venne de sopra dallo torriciello una grossa macina e percosse esso nelle spalle e·llo cavallo nella groppa. Ora lo sequitano le lance lanciate de·llà e de cà. Lo cavallo, feruto nello pietto de lancia, iettava caici, e ś spesso che, non potennose mantenere a cavallo, cadde per terra. Veo lo puopolo senza rascione e ś·llo occide in fronte della porta, in quello luoco dove stao la maine nello parete, in mieso alla strada. Là iacque nudo in veduta ad onne puopolo, a chi passava.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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