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      avalli e arme, aoro e ariento. Li freni e·lle coperte delli cavalli de Romani erano tutte de aoro lavorate. Roma fu terribilemente vedovata. Fatta cotale sconfitta, era ora tarda, calava lo sole. Aniballo vittorioso staieva forte alegro. Li principi dell'oste soa li fecero intorno rota e facevanolli festa e alegrezza dello triomfo che avea in tale dìe. Puoi li domannaro de grazia che quella notte e·llo dìe sequente daiessi posa a si e alla soa cavallaria, perché erano lassi e stanchi. Staieva fra questi principi uno prodissimo omo, lo quale avea nome Maharbal. Questo era duca e connucitore della cavallaria. Fecese 'nanti Maharbal e disse queste paravole: «Aniballo, la opinione mea non è che tu dei posa né a ti né alli tuoi cavalieri. Vòi tu sapere que hai guadagnato oie in questa sconfitta? De qui a cinque dìi tu vincitore manicarai e farrai festa in Campituoglio se senza demoranza esequisci la toa fortuna. Dunque lo posare non fao per ti. Muovi tuoi cavalieri e toie masnate, non li dare posa. Passemone a Roma. Roma trovaremo desfornita colle porte aperte. Serrai signore a queto. Meglio è che Romani dicano:"Aniballo è venuto" che:"Aniballo deo venire"». A queste paravole Aniballo respuse e disse: «Maharbal, io moito laodo la toa bona voluntate, ma la notte hao consiglio. Vogliomene alquanto penzare e consigliare». Respuse Maharbal e disse: «Aniballo, Aniballo, tu sai con tuoi ignegni vencere, ma non sai usare la vettoria». Dunque dice Tito Livio: «Quella demoranza fu salutifera allo puopolo de Roma, ca liberao Romani da servitute e retrasse lo imperio de mano de Africani, alli quali decadeva». Ora allo preposito, se Cola de Rienzi tribuno avessi sequitata la soa vittoria, avessi cavalcato a Marini, prenneva lo castiello de Marini e desertava in tutto missore Iordano, che mai non levava capo, e·llo puopolo de Roma fora remaso in libertate senza tribulazione.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
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