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      Lo tribuno sùbito mannao per defesa una banniera da cavallo là a quella sbarra. Uno conestavile, lo quale avea nome Scarpetta, commattenno cadde muorto, feruto de lancia. Quanno lo tribuno sappe che Scarpetta era muorto e che·llo puopolo non traieva allo sio stormare, consideranno la campana de Santo Agnilo Pescivennolo sonare, sospirava forte tutto raffredato, piagneva, non sapeva que se facessi. Sbaottito e annullato lo sio core, non avea virtute per uno piccolo guarzone. A pena poteva favellare. Estimava che in mieso la citate li fussino puosti li aguaiti; la quale cosa non era, perché nullo se palesao rebello. Non era chi se levassi contra lo puopolo, ma solo era raffredato. Se crese essere occiso. Que vaio più dicenno? Con cị sia cosa che non fussi omo de tanta virtute che volessi morire in servizio dello puopolo, como promesso aveva, piagnenno e sospiranno fece uno sermone allo puopolo lo quale là se trovao e disse ca esso avea bene riesso e per la invidia la iente non se contentava de esso. «Ora nello settimo mese descenno de mio dominio». Queste paravole piagnenno quanno abbe ditte, salĺo a cavallo e sonanno tromme de ariento, con insegne imperiale, accompagnato da armati triumphaliter descendit e ǵo a Castiello Santo Agnilo. Là stette celato, renchiuso. La moglie se part́o in abito de frate minore dello palazzo dell'Alli. Quanno lo tribuno scenneva de soa grannezza, piagnevano anco li aitri che con esso staievano. Piagneva e·llo miserabile puopolo. La cammora soa fu trovata piena de moiti ornamenti.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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