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      De tale vidanna stord́o lo cardinale. Se fisse la traccia della famiglia, li succurze. Facoli rosta intorno. Lo romore ène granne: «Prienni, prienni». Curri de·llà, curri de cà per trovare chi avea voluto occidere lo cardinale. Curzero nella casetta donne erano venuti li verruti. Avea la casetta l'uscio dereto, una postica. Per quella postica li valestrieri, lassate le valestra, se erano partuti. Misticarose colla moita iente foita per la perdonanza, non fuoro conosciuti. Nella casetta non fu trovata perzona alcuna. Doi valestre trovate fuoro. La casetta ǵo per terra pianata. Iustus pro peccatore lo preite fu preso e messo allo tormento, mai non disse chi fuoro quelli valestrieri. Allora se torna a casa lo legato. Omo pomposo che cercava gloria vedeva che non era reputato. Crepava de dolore. Staieva infiammato. Non trovava posa. Vatteva le mano e diceva: «Dove so' io venuto? A Roma deserta. Meglio me fora essere in Avignone piccolo pievano che in Roma granne prelato. Hacome commattuto a casa nello palazzo. Puoi me haco valestrato. Non saccio de chi vennetta fare». Questo dicenno non p̣ soa ira temperare. Fece granne scutrinio delli malefattori, mai non fu potuto sapere chi fussino quelli. Estimao e abbe ferma opinione che Cola de Rienzi tribuno fussi stato quello. In nullo aitro puse la colpa. Allora, accị che lo papa ne avessi compassione, scrisse lettere in corte allo santo patre, dove recitao sio infortunio, como era commattuto, como era valestrato e voluto occidere.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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