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      A suono de trommetta tre milia guastatori con banniere se ponevano e levavano dallo guasto. Res digna memoratu. Intanto lo santo patre mannao lettere espresse, che don Gilio tornassi in Provenza. La cascione fu che·llo conte de Savoia con granne compagnia, da tre milia varvute, iva guastanno tutta la Provenza. Prenneva terre, derobava e revennevase l'uomini. 'Nanti che don Gilio se partissi, venne un aitro legato, omo de Francia, abbate de Borgogna, prevennato de granne frutto, moito potente e sufficiente perzona. Aveva lo capitanio un sio figlio, nome missore Ianni. Avevane un aitro, nome missore Ludovico. Questo gito denanti a sio patre, umilemente lo pregava e disse: «Patre, per Dio, te piaccia de non volere contennere colla Chiesia e non volere contrastare a Dio. Facciamo le commannamenta, siamo obedienti. So' certo ca lo legato ène descreto. Como bene hao trattato li Malatesti, così bene trattarao noi. Tanto ce lassarao, che bene onoratamente poteremo vivere». Alle paravole umile lo supervo patre disse: «Tu fusti biscione overo me fusti scagnato alli fonti». Lo figlio, sentenno la subitezza dello patre, partivase denanti, dava la voita. Allora lo patre li iettao dereto un cortiello luongo, nudo, e ferìolo nelli reni; della quale feruta Ludovico sio figlio morìo 'nanti mesa notte. Mentre che lo legato abbate se assediava alla guerra, missore Egidio non lassava que fare. Forte guerria sopra Cesena. Lassao tre battifuolli, dieci miglia da longa ciascuno. Li legati tornaro ad Arimino.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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