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      Revennéo li uomini e portaone le donne, quelle che apparenza avevano. Era feriero de Santo Ianni, omo sollicito e prodo, della cui prodezza se dicerao. Questo avea acquistata de moita pecunia per le robbarie, per le prede. Avea tanta moneta, che poteva sufficientemente vivere ad onore senza ire più sollato. Connusse questi doi suoi fratelli in Peroscia e feceli dare provisione dallo Communo.
      La soa moneta deo alli mercatanti e commannao alli frati che avessino fra loro pace, non fecessino contenzione; ché, puoi che·lli aveva allocati, intenneva de servire allo abito sio. Gìo fra Monreale aitrove per aitri suoi mestieri fare. Puoi che Cola de Rienzi sentìo demorare in Peroscia missore Arimbaldo de Narba, omo iovine, perzona letterata, abiaose allo sio ostieri e voize con esso pranzare. Sumpto cibo, mette mano Cola de Rienzi a favellare della potenzia de Romani. Mistica soie storie de Tito Livio. Dice soie cose de Bibia. Opere la fonte de sio sapere. Deh, como bene parlava! Tutta soa virtute opere in lo rascionare. E sì de ponto dice, che onne omo abafa soa bella diceria, leva de piedi onne omo. Teo la mano alla gota e ascoita con silenzio Missore Arimbaldo. Maravigliaose dello bello parlare. Ammira la magnitudine delli virtuosi Romani. Incalescente vino, monta lo animo in aitezze. Lo fantastico piace allo fantastico. Missore Arimbaldo senza Cola de Rienzi non sao demorare: con esso stao, con esso vao. Uno civo prienno, in uno lietto posano. Penzano de fare cose magne, derizzare Roma e farla tornare in pristino sio.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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