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      Senza reparo ionze ad Orte. Allora la soa venuta fu sentuta a Roma. Romani se apparecchiavano a receperelo con letizia. Li potienti staievano alla guattata. Da Orte se mosse e ionze a Roma, anno Domini MCCCLIII[I]. La cavallaria de Roma li iesśo denanti fi' a Monte Malo colle frasche delle olive in mano in segno de vettoria e pace. Iesśoli lo puopolo con granne letizia, como fussi Scipione Africano. Fuoro fatti archi triomfali. Entrao la porta de Castiello. Per tutta piazza de Castiello, per lo ponte, per la strada fuoro fatte arcora de drappi de donne, de ornamento de aoro e de ariento. Pareva che per la letizia tutta Roma se operissi. Granne ène la alegrezza e·llo favore dello puopolo. Con questo onore fu menato fi' allo palazzo de Campituoglio. Là fece sio bello e luculento parlare e disse ca sette anni era ito spierzo f̣ra de soa casa, como ǵo Nabuccodonosor, ma per la potenzia dello virtuoso Dio era tornato in soa sede senatore per la vocca de papa. Non che esso fussi sufficiente; la soa vocca lo poteva sufficiente fare. Aionze che intenneva rettificare e relevare lo stato de Roma. Allora fece capitanii de guerra missore Bettrone e missore Arimbaldo de Narba e donaoli lo confallone de Roma. Fece cavalieri uno Cecco de Peroscia sio consigliero e vest́olo de aoro. Granne festa li Romani li fecero, como fecero li Iudiei a Cristo, quanno entrao in Ierusalem a cavallo nella asina. Quelli lo onoraro destennennoli 'nanti panni e frasche de oliva, cantanno"Benedictus qui venis!


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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