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      Dato avviso all’autorità, la casina fu tosto diligentemente visitata da’ suoi messi, i quali si saranno probabilmente preso quello che i ladri avevan dimenticato.
      Quindi incominciarono le indagini.
      Si venne a sapere che un pizzicarolo di Borgo aveva acquistato dei caciocavalli e de’ prosciutti che dovevano essere di compendio del furto. Dietro questa traccia, vennero arrestati: Gioacchino Lucarelli, Luigi De Angelis, Lorenzo Robotti, Giovanni Rocchi e Antonio Mauro, i quali vennero trovati in possesso di troppo maggior copia di danaro, che non comportasse la loro posizione e del quale non seppero giustificare la provenienza.
      I tormenti aprirono la bocca del Lucarelli, il quale confessò d’esser penetrato, durante il giorno, dal muro di cinta del giardino, d’aver gettata una polpetta avvelenata all’alano, sul far della sera, che lo spense, e quando il prete si fu coricato, d’aver introdotto nella casa i suoi compagni.
      La matassa del delitto, venne così in breve dipannata. I rei vennero tutti condannati alla forca, quindi al taglio della testa e delle braccia, da esporsi, per esempio, sulla porta Angelica, e il Lucarelli e il De Angelis ad essere, per giunta, bruciati.
      L’esecuzione ebbe luogo a Ponte e non offrì nessuno incidente notevole. Parevano proprio nati per il patibolo. Vi si avviarono colla massima indifferenza. Mentre io ne impiccavo uno gli altri assistevano quali spettatori senza batter ciglio. Si sarebbe detto che non fosse cosa che li riguardasse. Quando li ebbi strangolati tutti, dovetti, coll’aiuto del solo mio garzone, distaccarli tutti dalle forche.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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