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      - Nulla... fuorché amore! - le sibilò all’orecchio il Puerio, bruciandolo quasi coll’alito ardente.
      - Amore! - esclamò la donna con sarcasmo così profondo che il masnadiero si sentì rimescolare il sangue -. Sanno dunque i pari vostri che sia?
      Le ultime vestigia del carattere cavalleresco d’un tempo scomparvero a quel sinistro accento dal Puerio, e tornò ad un tempo brigante e belva, irritata da una irrefrenabile voglia di godimento.
      - Se lo sappiamo vedrai - mormorò con voce rauca, cingendole la vita, rovesciandola sul muschio, dal quale s’era rialzata a mezza vita, cercando di insinuarle un ginocchio fra le gambe e di baciarla sulla bocca.
      A tale oltraggio brutale, la signora che aveva forse per un istante subito il fascino di quella passione frenetica, e l’influenza dell’ora, del luogo, della situazione, ricuperò di un tratto tutta la sua freddezza, la sua energia, la sua alterigia sdegnosa e mentre il masnadiero tentava di appoggiare le proprie labbra alle sue gli lanciò uno sputo, che colpì Luigi Puerio in pieno viso.
      Il bandito si rizzò di scatto, brandì un pugnaletto che portava al fianco e lo immerse nella gola della disgraziata signora, la quale ricadde sul suolo immersa nel sangue che le sgorgava a fiotti dalla ferita. La lama dello stile le aveva reciso di netto la carotide.
      Luigi Puerio, tirò un sospiro di soddisfazione dall’imo del petto. La sua vendetta dell’atroce offesa era stata così rapida, così fulminea, che ne provava una gioia ineffabile. Se avesse conseguito, ciò che pochi istanti prima anelava più d’ogni altra cosa al mondo, l’amplesso di quella donna, non avrebbe potuto essere più felice.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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