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      Subitamente si immobilizzò e parve tendere l’orecchio ad un rumore lontano: non potendo spiegarselo si buttò a terra sulla strada e poggiò l’orecchio stesso al suolo e dopo pochi secondi si rialzò e chiamando i compagni, gridò loro:
      - Presto, presto! S’ode uno scalpitio di cavalli, cinque almeno: è una pattuglia che non tarderà dieci minuti ad esser qui.
      I briganti si affrettarono a cacciare entro larghe bisaccie onde erano muniti, la roba involata dalla carrozza e si gettarono col loro capo nel folto della selva.
      Disgraziatamente per loro la donna assassinata era una principessa spagnuola, sposa di un addetto all’ambasciata di Sua Maestà Cattolica presso la Santa Sede.
      Il governo avvisato sguinzagliò per le macchie di tutti i dintorni un nugolo di birri e di agenti, i quali stringendo man mano il cerchio in cui erano stati disposti, finirono coll’impossessarsi dei quattro grassatori, poco lontano dal teatro delle loro ultime gesta.
      Il processo si svolse a Camerino. Le deposizioni dei due domestici e del postiglione ricostruirono il fatto nelle sue entità e nei suoi minuti particolari, talché i complici finirono per rendersi tutti confessi. Il solo Puerio persistette nelle negative. Ma alla perfine dovette arrendersi dinanzi alle prove schiaccianti e fu come i compagni suoi condannato alla forca ed allo squartamento.
      Chiamato all’esecuzione, potei compierla non senza difficoltà, perché, come sempre avviene in provincia non mi si voleva dare il materiale per rizzare il palco e le quattro forche occorrenti.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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