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      Voi avete tratto il disgraziato priore, chissà con quale pretesto, per quel sentiero deserto, nel fitto del bosco e quando vi siete ritenuto al sicuro, approfittando di un momento in cui egli si era chinato, gli avete vibrato la coltellata che lo freddò.
      - La favola è questa, non la mia.
      - La tabacchiera d’oro che apparteneva al cappuccino, che vi fu trovata, all’atto del vostro arresto, prova esuberantemente che lo avete assassinato per depredarlo.
      - L’ho veduta luccicare per terra e la raccolsi; forse gli sarà uscita dallo sparato della tonaca nella colluttazione.
      - E il danaro che gli avete tolto?
      - Io non gli ho tolto denaro di sorta.
      - I testi sono concordi nel dichiarare che il priore usciva sempre con una borsa di pelle ben fornita, per fare le spese della comunità. E ne’ primi giorni dopo il delitto foste veduto scialarla sprecando denari in gozzoviglie più del consueto e più che non comportassero le vostre finanze.
      Antonio Nucci tentò schermirsi, ma le testimonianze erano schiaccianti per lui. La mancanza del priore fu tosto constata al convento, ma il suo cadavere non venne trovato nella macchia che dopo otto giorni, da alcuni boscaiuoli. La voce pubblica tosto accusò il Nucci, col quale il frate era stato veduto. Il Nucci fu arrestato e sottoposto al processo. Ma non si trovò che la tabacchiera. Forse il denaro lo aveva seppellito, per andarlo poi a prendere di mano in mano quando gli serviva. Condannato, accettò i conforti religiosi e subì il supplizio senza viltà.
      Durante l’esecuzione però avvenne un fatto curioso.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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