Pagina (45/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Monsignore, che era di buon umore e sapeva d’altronde di essere ben custodito, ordinò che lo facessero passare.
      Entrò un uomo sulla cinquantina, coi capelli spioventi sulle spalle, e la lunga barba, brizzolati e questa e quelli, vestito alla cacciatora, con una certa eleganza.
      - Chi siete? - gli domandò il Fiscale, ostentando il piglio brusco, d’un uomo disturbato ed annoiato.
      - Non vi servirebbe a nulla il mio nome per il momento, s’anco lo declinassi.
      - Che volete?
      - Desidererei da V. S. reverendissima degli schiarimenti.
      - Sopra quale argomento?
      - Sulla taglia imposta per la presa del bandito Lucarini.
      - Vi sentireste in grado di guadagnarla?
      - Perché no?
      - Sapete che sono ormai tre mesi che si è pubblicata e nessuno si è lasciato sedurre dalla medesima?
      - Lo so.
      - E voi vorreste tentare?
      - Vorrei riuscire.
      Monsignor Fiscale si tolse gli occhiali e ne pulì con un lembo del tovagliolo le lenti, quindi se li ripose e guardò fissamente il nuovo venuto.
      Questi sostenne lo sguardo e non si mosse.
      Il giudizio del Fiscale parve favorevole, perché la sua fronte corrugata si spianò e sclamò:
      - Benissimo: mi sembrate uomo più che di parole, di fatti.
      - Purtroppo!
      - Purtroppo? - ripeté il Fiscale aggrottando le ciglia, - Perché?
      - Perché i fatti mettono spesso gli uomini in brutti impicci.
      - Ho capito. Avete qualche conto da rendere alla giustizia.
      - Può essere.
      - Vi avverto che non mi piacciono le locuzioni ambigue - Monsignore pronunziò queste parole in tono severo, e quasi duro, guardandosi attorno come cercasse qualche cosa o qualcuno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Fiscale Lucarini Fiscale Fiscale Fiscale Monsignore