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      Stava il masnadiero gettando in una bisaccia tutto il bello ed il buono che aveva preso, quando gli parve distinguere un galoppo di cavalli. Buttossi quindi sulle spalle il sacco del bottino e s’internò nella macchia, non senza lanciar l’ultimo sarcasma a’ suoi svaligiati:
      - Avevo intenzione - disse di liberarvi io stesso e di porvi in condizione di continuare il vostro viaggio, ma pare che stiano per giungere de’ vostri amici e non voglio toglier loro questo piacere.
      XXII.
      Scoperta, processo, condanna ed esecuzione.
      Il malandrino non si era ingannato; pochi momenti dopo giungeva sul teatro della grassazione una pattuglia di birri a cavallo, i quali sciolsero i tre legati e domandarono loro i particolari del fatto.
      Il Corriere del Papa e il Conte di Lavello esposero agli agenti della legge ciò che era accaduto, asserendo che doveva trattarsi di una grossa banda, capitanata dall’audace e temerario aggressore del quale erano rimasti vittima.
      Solo la corrispondenza di cui era latore era stata salvata dall’accorto Corriere, il quale se n’era cacciato il piego nel fondo de’ calzoni, mentre il Conte lottava col brigante.
      L’interrogatorio del cocchiere riuscì molto più interessante,
      - Siete pratico del paese? - gli domandò il bargello di Macerata, che era venuto coi birri.
      - Perfettamente.
      - Avreste qualche indizio a fornire?
      - Ne ho più d’uno.
      - Conoscete forse il capobanda?
      - Come conosco voi.
      - Ed è?
      - Paolo Salvati.
      - La paura vi ha posto le traveggole. Paolo Salvati, incalzato da tutte le parti ha sciolto la sua banda ed è passato nel regno di Napoli.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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