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      Il compare era un intimo amico di Bernardino.
      Intanto a casa si era preparato un pranzo fastoso, come nessun altro mai.
      La tavola era imbandita in un ampio locale, vicino alla camera da letto, affinché la puerpera, benché tuttora degente potesse partecipare al tripudio.
      Bernardino correva innanzi, indietro dalla cucina alla sala da pranzo, da questa alla stanza di sua moglie, impartiva ordini, e provvedeva da sé medesimo a tutto ciò che gli pareva mancasse.
      D’ogni parte gli rivolgevano complimenti, congratulazioni, augurii.
      Il pranzo riuscì giocondo quanto copioso e ben servito. Il vino generoso aveva dato la stura all’allegria. Chi parlava, chi rideva, chi gridava. Di tratto in tratto qualche invitato si recava dalla puerpera per offrirle, o dolci, o vino, o frutti.
      Bernardino ritornando dalla cucina, dove era andato per ordinare qualche cosa, volle vedere il suo marmocchio ed entrò nella camera nuziale, senza passare da quella da pranzo.
      Appena v’ebbe messo piede si fermò stupefatto, intontito.
      Il compare era vicino al letto di sua moglie, la quale gli aveva gettate le braccia al collo e baciandolo fervidamente, gli mormorava:
      - Com’è bello tuo figlio, ti rassomiglia tanto, che sembra una mela spaccata con te, lo amerai non è vero?
      Bernardino Salvati provò come uno schianto al cuore; il sangue gli affluì al cervello e fu un miracolo se non cadde fulminato.
      Lo sostenne il terribile spettacolo della realtà che gli si affacciava, tornò in cucina barcollando. Vedeva tutto rosso intorno a sé. Aveva il delirio del sangue.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Bernardino Salvati