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      Pareva che il pubblico non volesse conceder loro l’onore di vederli fare a pezzi.
      I loro quarti restarono appesi al palco fino a notte, perché la compagnia di San Giovanni tardò a recarsi a prenderli per dar loro sepoltura. E quando lo fece si trovò che due quarti erano scomparsi, e corse la voce per Roma, che erano stati rubati per venderli. Pare cosa impossibile. Ma per quante indagini siano state fatte, non si giunse a sapere chi l’aveva portati via.
      Molto più interessante riuscì, invece un’altra doppia esecuzione ch’ebbi a fare il 6 luglio a Gubbio, in persona di Giuseppe Brunelli e Agostino Paoletti.
      Conviveva il primo da parecchi anni con Margherita Cruciani, formosissima donna, che aveva già avuto diversi amanti quando si diede al Brunelli. Alta e grossa della persona, densa di forme, rosea di volto, con begli occhi neri, folte sopracciglia e prolissa capigliatura della stesso colore, doveva necessariamente piacere e piacque a molti.
      Il Brunelli se ne incapricciò a morte e tanto fece e tanto disse che la persuase a mettersi con lui. Ma le sue risorse erano scarse assai: esercitava la professione di sensale di bestiame a que’ tempi non molto proficua. In breve, per mantenerla in uno stato d’agiatezza superiore alle sue forze economiche, egli diede fondo a tutti i suoi risparmi e si trovò a dover vivere col solo frutto delle sue mediazioni.
      Il povero Brunelli si assoggettava ad ogni maniera di privazioni. Ma con tutto ciò non riusciva a mantener Margherita come per l’addietro, ed egli prevedeva che un giorno o l’altro ella lo avrebbe abbandonato.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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