Pagina (165/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Evidentemente la contessa aveva già fatta la sua toletta notturna e prima di coricarsi aveva voluto godersi le dolcezze di una fiammata crepitante nel caminetto, sormontato da un’alta specchiera lievemente inclinata, per modo da riflettere l’immagine della signora e la parte posteriore del salotto.
      Non appena sollevata la portiera di stoffa, Saverio si fermò sull’ingresso, chiedendo indifferentemente:
      - Ha ordini a darmi signora contessa?
      Questa non rispose, ma si diede ad esaminare, guardando nello specchio, le sembianze del suo cocchiere. E pare che l’esame non gli riuscisse sfavorevole, perché le sue labbra voluttuose sbozzarono un sorriso.
      - Signora contessa - ripetè Saverio, dopo aver atteso un poco, nella tema che la sua presenza non fosse stata avvertita dalla padrona.
      La signora non rispose ancora. Si divertiva a vedere, sul riflesso della specchiera, il volto bello, ma corrucciato del cocchiere.
      - Ha ordini a darmi? - ripetè un’altra volta Saverio.
      - Hai fretta? - rispose finalmente con piglio canzonatorio la signora.
      Saverio alzò il capo e i suoi occhi volgendosi a caso allo specchio incontrarono uno sguardo fiammeggiante della contessa riflesso dal medesimo.
      Rimase attonito, comprendendo che i sensi di quella formosissima donna, dovevano trovarsi in quel momento di molto eccitati; ma neppure un pensiero gli traversò la mente, men che rispettoso per la sua padrona.
      - Se ti lascio libero ora, dove te ne andrai? A gozzovigliare probabilmente.
      - No, signora contessa, non ho questa abitudine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Saverio Saverio Saverio