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      Lo disse al marito e questi le propose d’alzarsi e di andare a fare una passeggiata in montagna. L’aria fresca del mattino le avrebbe giovato. Conosceva un bugigattolo dove si vendeva dell’ottimo vino e avrebbero potuto fare un piccolo spuntino. Michelina aderì di grand’animo; balzò fuori dalle coltri e si vestì in fretta e furia. Domenico fece altrettanto e mezz’ora dopo, mentre Tolentino era ancora immersa nel sonno e non si vedeva per le strade anima viva, i due coniugi uscivano dalla città e si avviavano per la campagna ad un sentiero montano.
      Man mano che salivano il sentiero si faceva sempre più ripido ed aspro, il paese fitto d’alberi, d’arbusti e di inestricabili liane. Usciti finalmente dalla macchia si videro aprirsi, innanzi uno stupendo panorama. Il sole ormai alto indorava una successione di colli digradanti verso la pianura per un lato. Sotto i piedi avevano un burrone profondo e nero; alle spalle l’erta scoscesa.
      - Guarda - disse Domenico alla moglie - che bella vista.
      - Stupenda! - esclamò Michelina, realmente ammirata.
      In quell’istante si sentì afferrata per la vita. Credette ad un trasporto di voluttà del marito e gli si abbandonò volenterosa, benché sorpresa dal fatto inusitato.
      Il merciaiolo, con uno sforzo prodigioso, la sollevò sulle braccia e la lanciò giù per il burrone.
      S’udirono due gridi contemporanei e nulla più. Il corpo bellissimo della donna appariva denudato, essendosele rimboccate le vesti nella caduta e precipitando sobbalzato di picco in picco, di sterpo in sterpo si tingeva di sangue, finché giacque esamine e disfatto sul fondo del burrone.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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