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      - Ecco fatto - mormorò tranquillamente il merciaiolo che aveva voluto veder gli effetti del suo colpo; quindi rifacendo la via percorsa s’avviò a casa, pensando con gioia al piacere che avrebbe fra pochi momenti provato, ficcando pur lui le mani nell’oro del bauletto, del quale aveva avuto cura di strappare la chiave alla vittima, mentre la scaraventava nel vuoto.
      Egli aveva fatto i suoi calcoli con matematica precisione. La Michelina era ben nota per la sua vita avventurosa. Nessuno l’aveva veduto tornare la sera, e nessuno uscire la mattina. Egli avrebbe potuto mostrarsi ignaro di ciò che era avvenuto e mettere intanto in salvo i suoi valori. Forse lo avrebbero arrestato: ma non si sarebbe trovata né una prova, né una testimonianza ed avrebbero dovuto rilasciarlo, dichiarandolo innocente e attribuendo il delitto a qualche amante geloso e vendicativo.
      In base a questi calcoli, rientrato nel proprio domicilio, si impossessò della preziosa cassetta, vi chiuse i gioielli che la moglie aveva lasciati nel canterano e avvoltala, a mo’ de’ soliti involti di merce che soleva portare da un paese all’altro, chiuse la porta di casa ed uscì.
      Giunto sulla via si vide venire incontro un personaggio che lo fece rabbrividire. Era il bargello, al quale s’unirono tosto due gendarmi, che lo ammanettarono e lo trassero in carcere coll’involto.
      Aveva creduto d’aver compiuto il misfatto senza testimoni ed era stato invece veduto da un giovane contadino, il quale s’era affrettato a portar l’avviso alla polizia.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Michelina