Pagina (274/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Pietro le cinse il collo col braccio sinistro e attraendola dolcemente a sé incollò le labbra ardenti sulle labbra di lei, non meno frementi di voluttà. E fu un bacio lungo, intenso, ineffabile, nel quale pareva che le anime di quelle due giovani persone volessero fondersi in una.
      LXXIX.
      Un colpo a fondo.
      All’indomani mattina quando Pietro ebbe lasciata quell’alcova deliziosa, ove aveva spremuta tanta felicità, in una piena notte d’amore, con Lalla, questa si stese mollemente sul letto, ributtandone le coltri e pensando alla promessa del suo novello amante si addormentò, mormorando:
      - Verrà quel citrullo? Se non venisse proverebbe di non esserlo. Ma verrà, oh sì verrà. E un sorriso cinicamente beffardo le si disegnò sulle labbruzze coralline e roride, mai sazie di baci.
      Che cosa aspettava Lalla?...
      Una cosa semplicissima. Duemila scudi che le occorrevano per pagare la sua sarta, la quale le aveva fatto l’ingiuria di pignorarle il mobilio. Senza quei duemila scudi la povera Mélanie, avrebbe dovuto abbandonare il suo quartierino di via del Babuino, quel dolcissimo nido, dove Pietro aveva gustate gioie del cielo; avrebbe dovuto andare in camere ammobiliate, o all’albergo, dove non sarebbe stata concessa loro alcuna libertà; avrebbe dovuto fors’anco tornarsene a Parigi e dire per sempre addio alla bella Italia, alla superba Roma ed al suo amante novellino. Che erano alla fine dei conti duemila scudi? Una vera miseria. Più volte le avevano offerto dei monili che valevano molto di più, per avere un suo bacio, ed ella s’era rifiutata.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Pietro Lalla Lalla Mélanie Babuino Pietro Parigi Italia Roma