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      Alto e ben proporzionato della persona, dotato di un vigore erculeo, coll’ampio torace eretto, lo sguardo ardito e provocante, la bocca estremamente sensuale, Cesare Abbo spirava ed aspirava voluttà per tutti i pori e incontrava spesso le simpatie muliebri. Ma nessuna passione durava a lungo in lui. Spossato dai godimenti di una notte, era capace di abbandonare e di respingere il giorno dopo l’incauta donna, per la quale aveva commesse le più grandi pazzie alla vigilia.
      Le sue avventure correvano su tutte le bocche, ne’ crocchi della gente poco scrupolosa, ed erano argomento di perenni facezie di incitamenti erotici. Si parlava di lui come di un Don Giovanni della peggiore specie.
      Si narrava che una notte in un albergo aveva sorpreso una signora sola, penetrando dalla propria nella camera di lei dopo averne forzata la porta. La signora aveva tentato di chiamare aiuto, ma egli le aveva posto un bavaglio alla bocca e non potendo trarla per amore a soddisfare il suo capriccio, l’ebbe colla violenza e dopo averne oscenamente abusato fino al mattino, non sapendo come sottrarsi alle conseguenze del suo misfatto, la legò sul letto per le gambe e per le braccia con delle salviette, quindi, indossati gli abiti della signora, se ne fuggì, dopo essersi calato sul volto il fitto velo del cappellino che ella portava, lasciandola in quella terribile posizione.
      Quando i camerieri entrarono nella camera della disgraziata e la liberarono, Cesare Abbo aveva già lasciato la città e non ci fu verso di rintracciarlo.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Cesare Abbo Don Giovanni Cesare Abbo