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      - Biondina mia, dammi un bacetto.
      Così continuò per molte notti, senza che la curiosità sempre più eccitata del Segretario, potesse appagarsi. Soltanto le domande di bacetti si facevano sempre più frequenti nel corso della notte medesima.
      Finalmente una notte che il papa aveva domandati più baci del consueto alla sua biondina, il segretario udì un tonfo ammortito dal tappeto. Allora giudicò necessario di intervenire, e passò benché non chiesto nella stanza del papa.
      Uno strano spettacolo si offerse agli avidi suoi sguardi.
      Gregorio XVI se ne stava accoccolato a fianco del letto in camicia, con una bottiglia di ambrato vin santo in mano, e non riusciva a rialzarsi, per quanti conati facesse. Altre bottiglie giacevano al suolo abbandonate.
      La notizia dai segreti penetrali del Vaticano, si diffuse per tutta Roma, suscitando l’universale ilarità e il Segretario curioso e chiacchierone venne rimandato.
      L’altro aneddoto è il seguente.
      Un dopo pranzo parecchi cardinali erano adunati intorno a Sua Santità e favellavano sopra diversi argomenti.
      Un cardinale meno prudente e meno accorto essendo il discorso su papa Gregorio I, si mise a tessere l’elogio delle sue vere e supposte virtù, esaltandole oltre ogni dire, e concluse che meritamente era passato nella storia col titolo di Gregorio Magno.
      Ganganelli, cui quelle sperticate laudi tornavano un po’ ostiche, chiamò il cameriere e gli ordinò di recargli una bottiglia di lacryma christi e versatosene un calice colmo, lo tracannò d’un fiato, poi uscì con questa sentenza:


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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