Pagina (308/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Il francese, steso su di una ottomana la seguiva cogli occhi avidi, saturi di desiderio, anelante di stringersi la formosissima donna fra le braccia. E così continuò buona parte della serata, finché estenuato di forze il forestiero si abbandonò ad un sonno profondo ma affannoso.
      XC.
      Il misfatto - La scoperta -
      La civetteria della morte.
      Vincenzo Iancoli e Francesco Valentini erano stati introdotti dalla Levante nell’appartamento e già si accingevano a scassare il forziere, cogli arnesi che avevano portato con sé, quando il francese, il cui sonno, come avvertii, era agitato, aperse gli occhi. Stette un secondo in forse, ma la percezione del vero subito lo colse e si levò a sedere, per lanciarsi contro i ladri. Non ne ebbe il tempo. Francesca seguendo le istruzioni avute, gli immerse nella gola la larga lama di un coltello, di cui era munita.
      Il francese proruppe in un grido: i due grassatori tosto accorsero a lei e tolto di mano alla Francesca il coltello fumante di sangue lo crivellarono di ferite.
      Compiuto il misfatto e rubato tutto il denaro dal forziere, del quale avevano ritrovato la chiave sul francese, se n’andarono tranquillamente.
      Il mattino vegnente il domestico del francese, che aveva una chiave propria per entrare nella palazzina, trovando il padrone assassinato, andò alla polizia a denunziare l’orribile fatto.
      La polizia si recò sopra il luogo per le indagini, e trovò l’abito di baiadera, che Francesca si era dimenticata di portar via, nella furia dell’andarsene, dopo commesso il delitto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Iancoli Francesco Valentini Levante Francesca Francesca Francesca