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      Altri imprecavano. Ma la giustizia ebbe il suo corso preciso ed esatto, com’era di ragione.
      XCIII.
      Buona occasione di matrimonio.
      Luigi Finocchi di Corneto possedeva una bellissima moglie della quale era estremamente geloso. E veramente la sua Geltrude non pareva tale da lasciarsi sfuggire le occasioni.
      Alla naturale leggiadria accoppiava uno spirito poco comune. Appartenente a buona famiglia vestiva con singolare eleganza ed aveva un gusto deciso per tutte le cose fini ed aggraziate.
      Questo suo carattere contrastava con quello del marito rozzo; superbo e refrattario a tutte quelle gentilezze della quale la sua Tuta non sapeva fare a meno.
      Come mai si era unita una coppia così poco felicemente assortita?
      La solita storia o quasi.
      Tuta co’ suoi capriccetti si era procurata delle conseguenze, che avevano sortite le forme di un piccolo feto nelle sue giovani viscere. La madre avvertita in tempo si diede attorno per trovare un marito alla sua figliuola, il quale riparasse al momentaneo errore da lei commesso e legittimasse col matrimonio il nascituro.
      Ma la condotta di Geltrude aveva già suscitato delle dicerie e non era tanto facile tenerle occulte in un piccolo paese, dove per la gente che non ha nulla a fare, una mosca che vola sul naso di un personaggio eminente assume l’importanza di un avvenimento.
      Occorreva un uomo il quale non avesse l’abitudine di frequentare i suoi simili e di ascoltare i loro cicalecci. Quale miglior uomo di Luigi Finocchi, rozzo, ma denaroso, una specie di orso, che non se la faceva con nessuno?


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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