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      Questi morbosi eccitamenti e queste ripetute dichiarazioni del marito, finirono col ridestare l’umor capriccioso della moglie e col farle nascere il desiderio acre di voluttà nuove e peccaminose.
      Quantunque fino a quel momento la sua condotta coniugale fosse stata irreprensibile, ed avesse fatto dimenticare la mobilità del suo carattere di zitella, non mancavano di svolazzarle intorno dei calabroni, che avrebbero voluto suggere dalle sue roride labbra il miele de’ baci. Ma Geltrude opponeva loro la più estrema indifferenza.
      Luigi Finocchi aveva da qualche tempo dei rapporti misteriosi col di fuori.
      Un’insurrezione era scoppiata in Sicilia. Garibaldi, partito da Genova con mille volontari, aveva operato uno sbarco in Sicilia, una quantità di insorti unitisi a lui, e date battaglie sanguinose ai soldati del Borbone, si erano impossessati di tutta l’isola, abbattendovi il legittimo governo. La rivoluzione tendeva ad estendersi e cercava aderenti anche negli Stati di Sua Santità, per mezzo di emissari che spandevano denari a piene mani. L’avidità di Finocchi, cresciuta per le ingenti spese, che gli cagionava la moglie, ne fu sedotto: egli si gettò a corpo perduto nella cospirazione.
      Pareva che si volesse operare uno sbarco sulla costa pontificia del Tirreno e a questo intento lavoravano Finocchi e i suoi nuovi amici. Le sue assenze da casa erano frequenti, tanto la notte che il giorno, e talvolta si prolungavano perfino di una settimana. Diceva che andava a Grosseto, nello Stato del granduca di Toscana, cacciato anche lui dal trono l’anno antecedente.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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