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      Si convenne pertanto che il forestiero non sarebbe uscito dal suo nascondiglio. Geltrude avrebbe pensato a provvederlo di tutto l’occorrente, finché esauriti i primi slanci di zelo, la polizia si sarebbe acchetata, e sarebbe stato possibile farlo partire, di notte, su qualche barca di cabotaggio, per la vicina Toscana.
      La volontaria prigionia del cospiratore non durò che tre giorni: Luigi era sempre fuori di casa, per scrutare il terreno ed aver notizie. Sua moglie ed il bel giovane ebbero quindi tutto il tempo per intessere il loro piccolo, ma piccante romanzo amoroso. Dodici ore dopo il forestiero, se non aveva per anco intrapresa la conquista dello Stato Pontificio, aveva già compiuta quella della sposa del suo ospite.
      Tutto era ormai disposto per la partenza del cospiratore, quando Luigi Finocchi, tornò inaspettato a casa, e mosse verso la camera di Geltrude.
      Il rumore di un bacio dato e ricambiato lo fermò impietrito dietro la porta della stanza precedente. Fulminato da un sospetto geloso si chinò e guardò per la toppa della serratura.
      Il forestiero usciva dalla camera da letto e sua moglie in bianca vestaglia lo accompagnava cingendolo colle sue braccia. Si scambiavano baci e tenerezze. Si facevano gli ultimi saluti.
      - Dunque non ti vedrò più amore mio? chiedeva con voce semispenta Geltrude.
      - Ci rivedremo non appena le sorti della patria me lo consentano. Ma se dovrò morire su un campo di battaglia, sarà col tuo ritratto sul cuore e il tuo nome sulle labbra.
      Il povero marito ingannato vedendo ed udendo, si morse disperatamente le mani e pianse di rabbia.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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