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      Mal si spiega per altro come l’errore circa l’inventore e la novità della macchina prendesse piede, non coll’andar del tempo ma subito. Il contemporaneo Alessandro Verri scrive nelle sue Vicende memorabili dal 1779 al 1801 (Milano e Napoli 1858, pag. 109): Si stancavano i manigoldi e però un medico di Parigi acquistò perpetua infamia inventando una macchina, la quale troncava il capo speditamente; questi fu Guillotin, dal quale trasse nome questo strumento, ghigliottina, invenzione applaudita più di qualunque ritrovamento salutare di medicina e posta in uso universale per tutta la Francia.
      La verità storica reca invece che la macchina era cosa vecchia, e si trovano ricordi che ce ne mostrano l’uso anche in Francia più di un secolo prima del 1789. È certo difatti che nel 1637 fu adoperata a Tolosa nel supplizio del duca di Montmorency, secondo racconta il Puysegur nelle sue Memorie, scrivendo:
      «In quel paese si servono d’una mannaia, che è incastrata fra due travi, e quando la testa del paziente è posata sul ceppo, si allenta la corda che regge la mannaia, questa discende e spicca la testa dal busto.»
      Abbiamo memorie molto più antiche per la ghigliottina in Italia; volendo se ne potrebbe seguire la storia nei supplizi celebri dal principio del secolo decimosesto in poi, per lo meno. È da sapersi primieramente che diverse incisioni del detto secolo rappresentano uno strumento di supplizio nel quale è facile ravvisare il primitivo modello della macchina, che poi prese nome dal deputato francese.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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