Pagina (377/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E lasciando scorrere la corda fece cadere il blocco tagliente fra la testa e le spalle del paziente, in modo così rapido, che il capo cadde da una parte e il corpo dall’altra. La testa fu messa in cima ad una lancia e portata sulla torre della Lanterna del modo col viso rivolto alla città. Il corpo giacque sul palco per tutta la giornata e non ebbe sepoltura che alla sera.»
      Dal principio del secolo decimosesto saltando alla fine e da Genova a Roma, troviamo la ghigliottina in un altro processo celebre. Beatrice Cenci e la sua matrigna Lucrezia Petroni nel 1599 furono decapitate con la mannaia, cioè, come direbbesi oggi, ghigliottinate. Infatti dell’esecuzione di Lucrezia nella ben nota relazione del supplizio dei Cenci si legge: «Non sapendo come dovesse accomodarsi domandò ad Alessandro primo boia cosa avesse da fare, e dicendole che cavalcasse la tavoletta del ceppo e si stendesse sopra di quella, nel che fare per la mole del corpo, ma più per la vergogna durò grandissima fatica, ma molto maggiore fu quella di accomodarsi con il collo sotto la mannaia, perché aveva il petto tanto rilevato che non poteva arrivare a porre la gola sopra quel legnetto in cui cade il ferro della mannaia, a cagione che, non essendo la tavoletta più larga di un palmo, non era capace per l’appoggio delle mammelle.» E di Beatrice: «Subito, quasi fosse informatissima, cavalcò la tavola e pose il collo sotto la mannaia. Affrettò questo suo ultimo atto, e questo forse causò la tardanza del colpo.» Se il colpo non poteva affrettarsi come si era affrettata la paziente, è chiaro che non doveva venire dal braccio del boia, ma bensì dal congegno di una macchina.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Lanterna Genova Roma Cenci Lucrezia Petroni Lucrezia Cenci Alessandro Beatrice Beatrice