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      Ne riferiamo qui la storia, ne’ suoi terribili particolari, perché serva di termine di confronto.
      Oh! è ben mille volte preferibile Mastro Titta, che uccidendo legalmente 514 persone, non ne fece soffrire, più del necessario, una sola, a questi umanitaristi che assistono, scientificamente, impavidi e cinicamente immobili allo strazio di un uomo, dotato di un coraggio sopranaturale, quasi esperimentando in corpore vili un trovato imperfetto per dar morte.
      William Kemmler aveva trent’anni ed era nato a Filadelfia, da una famiglia tedesca protestante. Da ragazzo fu mandato a scuola, ma il padre lo ritirò presto per farsi aiutare nel suo mestiere di macellaio. Cresciuto, Kemmler servì come garzone macellaio presso diversi padroni e finalmente diventò negoziante di frutta e di verdura; fu allora che annodò con certa Matilde Zeigler quella relazione che è stata la causa della rovina d’ambedue.
      Nel 1888 egli sposò a Chamden una donna chiamata Poster, che abbandonò dopo due giorni per fuggire colla Ziegler. Essi si recarono a Buffalo, dove si stabilirono nel peggior quartiere, menando una vita disordinata di orgie continue, uno da una parte e l’altra dall’altra, non trovandosi insieme che per litigare e battersi.
      Il Kemmler non poteva più continuare a vivere con quella donna, che gli rubava tutti i denari per andarli a sciupare con altri uomini.
      Il 29 marzo 1889, tornando a casa ubbriaco, egli la ritrovò in atto di preparare un lunch e la rimproverò della relazione che manteneva con uno spagnuolo.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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