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      In quanto a me credo di andare in un buon posto. I giornali hanno pubblicato sul conto mio un’infinità di cose non vere. Ecco ciò che ho da dire.
      Kemmler voltò le spalle al giurì, si levò l’abito e lo diede al guardiano. I suoi pantaloni erano stati tagliati all’estremità del dorso, per modo che si potesse vedere la base della colonna vertebrale.
      Kemmler mosse poi qualche passo slacciandosi la sottoveste; ma il guardiano lo avvertì che poteva tenerla, ed egli se la riabbotonò tranquillamente.
      - Non vi turbate, disse il guardiano al paziente. Ma non ce n’era proprio bisogno, perché Kemmler era più calmo di tutti gli astanti.
      Fu fatto sedere nella poltrona elettrica ed egli lo fece colla massima indifferenza come se si fosse trattato di porsi a tavola.
      Si incominciò subito a passargli le corregge di cuoio intorno al corpo; Kemmler porgeva da sé le braccia ai legami.
      Quando le corregge furono strette, il giustiziando disse:
      - Guardiano fate a comodo vostro. Non vi affannate; state certo che mi troverete sempre pronto.
      Il guardiano mise la mano sulla testa di Kemmler e la fermò contro la lamina d’ottone che guarniva la spalliera della sedia.
      Il paziente disse ad alta voce:
      - Perfettamente. Vi auguro buona fortuna.
      Lo sceriffo Vieling abbassò l’elmo d’ottone, il quale premette la spugna che conteneva contro la sommità del capo.
      - Vi assicuro che potreste spingere maggiormente, se vi giovasse, disse Kemmler.
      Si ottemperò al consiglio.
      Il guardiano Durston prese le corregge che dovevano serrare la testa di Kemmler.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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