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      Questa potrà chiamarsi contenta. Voi educate all'alto sentire, all'affetto, all'amore, nol potreste.
      L'anima, o fanciulle, si salva coll'adempimento delle virtù. Il rinchiudersi ne' chiostri non è virtù, è egoismo, è fuggire i doveri che ci vengono imposti e come uomini e come cittadini. - Dunque fuggire il mondo è ricusare alla nostra missione, in conseguenza infrangere le sante leggi della natura.
     
     
      L'ABATE **.
     
     
      I NUOVI MISTERI
     
      DEL
     
      CHIOSTRO NAPOLETANO__________
     
     
     
      CAPITOLO I.
     
      Primi palpiti, e prime affezioni.
     
     
      Io non narrerò minutamente i particolari de' mie' primi anni. Basterà sappia il lettore, che nacqui da agiata e cospicua famiglia il 7 gennaio 1820. Mio padre, Anselmo M..., napoletano d'origine, cuopriva il grado di colonnello di cavalleria; mia madre, per nome Ortensia, era nata in Messina.
      Giunta all'età di quindici anni, il mio cuore cominciò a sentire un vuoto, e l'anima mia, sensibilissima, aspirava a cercare un oggetto, che lo riempisse. - Divenni sì malinconica che più di una volta, mia madre cercò scoprire la cagione di questo strano cambiamento, ed io arrossendo l'acquietava or con una scusa, ora con l'altra, delle quali la cara ed ottima mia genitrice si chiamava soddisfatta. Fra i molti uffiziali di diversi corpi e gradi, che frequentavano la mia casa, ebbine a notare uno giovanissimo, di elegante e svelta figura, di costituzione delicatissima, e fornito di una di quelle fisonomie simpatiche, che viste una volta più non si dimenticano. Gli occhi aveva grandi e nerissimi, e la loro ardita espressione dava al suo volto una bellezza straordinaria.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





Anselmo M Ortensia Messina