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      Questo uffiziale, che nomavasi Arturo, ogni qualvolta veniva in mia casa, mi poneva gli occhi addosso, e non li ritirava fino a che me ne andassi. Mi salutava gentilmente, ed al saluto accoppiava un sorriso così soave che scendeva al cuore.
      Notai, che era sempre malinconico, molto taciturno, e d'indole ferma e decisa. Seppi che il suo capitano, uomo rozzo e grossolano, faceva contro di lui continui rapporti a mio padre, il quale spessissimo lo rimproverava e minacciava, al che il viso di Arturo si tingeva di un rosso vivace, la sua fronte, liscia come le placide acque di un lago, s'increspava, e suo malgrado taceva.
      Siccome mia madre teneva d'occhio, tanto me che mia sorella Caterina, non ebbi mai agio di cambiargli una parola. - Scorsi che questo giovane cercava tutti i mezzi per avvicinarmi, ma le accidentalità venivano a sturbare i suoi piani.
      Il dubbio in amore è una tortura che uccide, aveva perduta la mia pace, soffriva immensamente, e non rimanevami altra consolazione che quella di rivedere Arturo, consolazione quasi giornaliera.
      Un giorno, io mi trovava per caso nel gabinetto di mio padre, quando improvvisamente entra Arturo, in atto di salutare il suo colonnello; ma quale non fu la sua sorpresa in veder me invece di esso. - Io mi turbai: un tremito generale m'invase, e sentii il mio viso farsi di fuoco. Egli si fece ardito, mi si approssimò rapidamente, mi prese una mano, e v'impresse un bacio ardentissimo:
      - Io vi amo, disse, Maria, vi amo di un amor che mi uccide.
      Voleva fuggire: che temeva di esser sorpresa; ma egli mi ritenne, dicendomi:


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





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