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      Non farà d'uopo che io dica, come quest'eventualità mi facesse passare il desiderio di rinchiudermi.
      Mio padre però una sera mi parlò seriamente; mi fece conoscere, essere giunto il momento di ritirarmi presso la zia abbadessa, tanto più che era in casa sola, e non potere egli a causa delle sue ingerenze, occuparsi de' miei bisogni, nè della mia educazione. Mi tenne un linguaggio sì imperioso, da non permettergli nessuna osservazione: ma io però consigliata dall'amore, osai dichiarargli non aver alcuna vocazione per la vita monastica, esser tempo sprecato quello di passare alcuni mesi nel chiostro. Dissi, mi sarei occupata nelle domestiche cure, che ove il caso si fosse presentato avrebbe avuto seco una mano amica pronta a soccorrerlo ne' suoi bisogni. Ma tutte queste riflessioni non valsero a rimuoverlo. - Soggiunsi infine che più volontieri mi sarei ritirata presso mia sorella, la quale, unitamente alla sua famiglia, di buon grado mi avrebbero accettato. Ma egli fu irremovibile, e mi die' tempo un mese per prepararmi ad entrare in convento.
      Questa durezza m'inasprì talmente, e idee disordinate tante mi assalsero che non so a che mi avrebbero condotta, se un pensiero istantaneo non si fosse presentato a raddolcire la mia amarezza.
      Decisi che mentre mio padre trovavasi assente pe' suoi servigi, sarei uscita quietamente di casa, e mi sarei recata da Arturo, per accertarmi da me stessa del suo positivo stato. La donna di servizio di nulla poteva accorgersi, perchè io usava ritirarmi in camera ad accudire ai miei lavori nel tempo stesso che essa sbrigava i suoi.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





Arturo