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      Trovai il reverendo tutto allegro, e:
      - Come avete passato la notte? mi disse dandomi un pizzicotto nella gota destra.
      Fui sul punto di dargli una ceffata, non so chi mi rattenne. - Non risposi.
      Via, fanciulla mia, siate buona, e vedrete che le vostre ubbie si dissiperanno. Se avete delle angosce confidatele a me vostro direttore, ed io vi additerò i rimedi opportuni per lenirle. Sono disposto pure, in caso che voi abborriste lo stato monacale, di fare qualche cosa a vostro vantaggio.
      Pensai tra me di pormi al volto la maschera della simulazione per vedere di ottenere quanto desiderava. Vedeva d'altronde che la sincerità non portavami a nessun risultato. Cogl'ipocriti non bisogna esser leali; fa d'uopo essere destri e sagaci.
      Mi prostrai al confessore. Questi mi fece assidere. Mi parlò nuovamente delle gioie del chiostro, della grandezza di Dio, della bellezza del paradiso, dei pericoli mondani, ecc. Ascoltai tutto sommessamente. Parve al reverendo di avermi dominata, convertita, e ne andò tronfio. In convento feci egualmente. Mi diportai più scaltra e più cauta. Le monache, nonchè mia zia, notarono la mia mutazione, e se ne mostraron contente. - Ma nel mio interno nessuno leggeva. In me ruggiva un uragano, che minacciava scoppiare al più lieve tocco.
      Il reverendo intanto mi teneva dei discorsi che io fingeva non capire; ma che pur troppo mi rivelavano i suoi tristi fini. Nel chiostro si diventa donne innanzi tempo, e s'imparano cose, che nel mondo si sarebbero ignorate. Sì, lettori miei, persuadetevi che il chiostro è una scuola di dissoluzione e di depravazione.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





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