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      - Quando voglio.
      - Mi fareste il favore di recargli i miei saluti?
      - Volentieri. - Ma ditemi il vero: Lo amate?
      - Non siate tanto sospettoso. Io amarlo? E con qual fine? Non sono io morta al mondo? Posso io secondare i voti del mio cuore, quando ho dovuto per sempre soffocarli?... Io amai Arturo... e conservai una cara ricordanza per Celso suo amico.
      - Non mancherò di fare l'ambasciata ma voi non sarete tanto crudele per me? Non è egli vero?
      - Spieghiamoci... Non c'illudiamo in cose che, invece della felicità, potrebbero renderci maggiormente sventurati. Senza commettere una grave colpa, io non vi posso dire "v'amo." Se ve lo dicessi mancherei a me stessa. Voi nel tempo stesso, amereste una donna che mai potrebbe farvi felice. L'amore non si pasce d'illusioni; ha bisogno di certe emozioni che per noi sono delitti. Anche voi siete come me vincolato da voti. A che dunque ingannare i nostri cuori e accenderli di fiamma infame? Siamo forti. Voi più di me libero, potete nel mondo trovare pascolo alle vostre passioni. Io sventurata nol posso. Siate dunque generoso, e rispettate la mia virtù. Altro non possiedo che questa. Non me la togliete.
      Il chierico allora mi prese nuovamente la mano; la coprì di lacrime e di baci: poi con un sospiro profondo, che sembrava un ruggito, disse;
      - Sia fatta la vostra volontà.
      E se ne andò.
      Io non so come il cuore in quel(2) momento non mi scoppiasse nel petto! - Quel giovine mi suscitò tal pena che mi durò parecchi giorni. Mille volte fui tentata di dirgli: io pure t'amo, e ti amo perchè come me sventurato.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





Arturo Celso