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      Altra volta in occasione che un protetto d'una monaca cantava messa, questa, a tutte sue spese, gli volle fare dono d'un pranzo per 18 persone. Mentre costei era tutta assorta nell'arte culinaria, la infermiera le mandò a dire che corresse presso sua sorella, che era moribonda. La monaca cuoca, senza nè allarmarsi, nè scomporsi, rispose:
      - E che ci devo fare io? Se Dio le vorrà fare la grazia della vita lo può; se è destinato che muoia è inutile la mia presenza.
      La poveretta pochi minuti dopo morì, e colei che corse a darne la nuova alla sorella, s'ebbe in risposta:
      - E Dio l'abbia nella sua santa gloria.
      E si mise a mormorare un Requiem.
      Non poche volte accade che nascono risse non facili a calmarsi, a causa del troppo tracannare vini e liquori, e una monaca è morta, si può dire abbruciata per la passione dell'ubbriachezza. Altra ridotta per lo stesso vizio in un stato da non potersi reggere, volendo portarsi in giardino, ruzzolò una lunga scala, si fratturò il capo e dopo pochi giorni ne morì.
      Un'altra monaca, libertina e sfacciata, quando aveva di troppo bevuto si metteva a gridare, ballare, bestemmiare Dio e i Santi, e a fare degli scherzi sì indecenti da morirne di vergogna.
      Ecco la povertà e l'umiltà delle monache; la simulazione e l'ipocrisia di queste fanatiche, che sotto il pretesto di servire Iddio, si rinchiudono per deturpare i più nobili sentimenti.
      Il noto chierico, non mancava alla missione.
      Celso mi mandò una lettera con entro altra similmente suggellata. Celso mi diceva:


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





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