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      Lì giunta sarei dalle scale del medesimo scesa in Chiesa, da quivi, aperta la porta, la quale aveva molto in pratica per esserne stata sagrestana, mi sarei trovata in istrada. Il piano era fatto.
      E giunta in istrada se non vi rinveniva Celso? E se nel mio tentativo di fuga fossi stata sorpresa?
      A questo pensiero grosse stille di sudore mi calavano dalla fronte. Ed io con tutta la forza della mia volontà cercava novello rinfranco, per dissipare i timori che il dubbio a frotte mi suscitava.
      Il sole cadeva, lasciando il cielo d'un colore sanguigno. Cattivo(5) indizio! Il cuore non mi presagiva nulla di buono. Ma la parola era data, e a costo di incontrare tutto il furore della collera cardinalizia, di attirarmi l'odio di tutte le monache, volli tentare.
      Mi ritrassi per tempo nella mia cella, dopo aver nascosto uno scialle nell'organo. - Mi gettai sul letto. Non chiusi mai occhio. Contava le ore come un condannato. Scoccata la mezzanotte, mi vestii. Tremava da capo a piedi. Cautamente uscii dalla cella. I dormitori illuminati debolmente riflettevano un lume sinistro. Adagio, adagio mi avvio verso l'organo. Un cupo silenzio regnava per tutto il convento. Giunsi alla porticina dell'organo mentre che l'orologio batteva le dodici e mezza. Quel suono mi rimbombò nel cuore. Non mi persi d'animo. Aprii l'uscio, presi lo scialle e m'inviluppai per non esser riconosciuta. Scesi le scaletta, e mi trovai in chiesa. Vi fu un momento in cui la paura m'invase tutta. Rivolsi il pensiero a Dio; lo pregai dal fondo del cuore, e mi accinsi a schiudere la porta.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





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