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      Dai quali fatti due importantissime prove ne caviamo; primieramente la variabilitą di quelle istituzioni, e quindi prive del carattere divino che hanno le leggi emanate dallo Spirito Santo. In secondo luogo si risponde vittoriosamente alle accuse fatte dalla Civiltą sul torto degli Ebrei che osano lagnarsi di leggi da loro tacitamente accettate.
      No, essi non possono riguardare come stabili instituzioni di un paese quelle dottrine che variano o si derogano in ragione del modo pił o meno giusto di considerarle per parte dei sovrani pontefici o delle sacre Congregazioni, preposte alle canoniche deposizioni. Essi confidano che l'interpretazione di quelle dottrine sieno date nel senso umano e ragionevole come quello applicato dai predetti sommi pontefici: essi riposano fidenti che i tempi illuminati in cui vivono, facciano ragione alle loro terribili apprensioni, e tolgano l'obbrobrio di leggi che sanzionano il furto della pił sacra, della pił legittima delle proprietą, quella dei propri figli. Essi sperano che se dal saggio governo di M. Teresa, di Amedeo re di Sardegna, di Carlo VI imperatore germanico, di papa Paolo III, del pontefice Urbano VIII, del Tribunale istesso di inquisizione di Torino, se a Verona non son molti anni, a Genova son pochi giorni si respinsero quelle dottrine, si condannarono i fautori di quegli illegittimi atti; non parrą strano se anzichč attenersi al vostro consiglio di far fagotto, gli Ebrei degli Stati Romani sieno piuttosto fidenti nei lumi del secolo in cui vivono, e sperano che cadano infrante quelle dottrine, colla forza imponente del progresso e degli avvenimenti che in Italia stanno per maturarsi.


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Roma e la opinione pubblica d'Europa nel fatto Mortara
Atti documenti confutazioni
di
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