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      Dove la Revue des deux mondes è imperdonabile per la Civiltà, è quando vuol provare che il risultato deplorabile della violenza commessa negli Stati del papa, è conseguenza dell'unione dei due poteri spirituale e temporale. «Quando il papa non fosse stato che un pontefice egli avrebbe potuto dare l'interpretazione che avesse creduto bene al domma religioso impegnato nel battesimo del giovanetto israelita, ma la sua decisione non sarebbe sortita dalla sfera della coscienza». È qui dove la Civiltà cattolica smettendo per poco il suo tono beffardo, ed assumendo la gravità severa che le detta le inaudite bestemmie che suonano quelle parole, va fuori dei gangheri, e gridando alle sofisticherie moderne con che lo Stato venne trasformato in un ente di ragione, senza principii, senza coscienza, senza personalità, conchiude che il pontefice ha usato del diritto che gli accordano le sue armi materiali e morali per salvare quel piccolo convertito dalla violenza e dalla frode che avrebbero usato i loro genitori per pervertirgli l'anima cristiana, e che questo è precisamente il caso in cui dovrassi essere grati alla Providenza per essere avvenuto quel fatto presso un governo che alla legge che comanda il ratto, si potè dare la forza materiale per eseguirla.
      La Revue des deux mondes che è giornale grave e pratico più ch'altri mai nelle discussioni, e nel discernere con sano criterio gli avversarii contro cui impegna la lotta, addimostra, mi perdoni la mia arditezza, poco tatto nello spiegare a certi dottori alcuni principii che disgraziatamente non ponno capire, o che respingono sempre senza esame, come troppo ripugnanti alla condizione a cui si trovano legati come uomini di partito.


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Roma e la opinione pubblica d'Europa nel fatto Mortara
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