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      Se quando questa notizia si è sparsa, e quando la resistenza de' parenti fu constatata, si avesse fatta ragione ai loro reclami, è a credersi che l'opinione pubblica si sarebbe calmata; una dolorosa controversia, e l'irritazione che ne è seguita sarebbero state prevenute. Ma non fu così. Ciò che non è meno deplorabile, si è che in tale circostanza i difensori del governo pontificio invece d'avere per l'opinione pubblica riguardi che essi le dovevano in una causa così difficile, si direbbe che hanno preso per fine di esacerbarla e di renderla più ostile ancora di quello ch'ella è. Si comprenderà facilmente che io intendo parlare de' redattori del giornale l'Univers. Quegli scrittori non conoscono moderazione nè nelle loro opinioni, nè nel loro linguaggio. Essi hanno dunque sostenuto nella presente controversia, che la legge in virtù della quale il giovinetto Mortara era stato rapito alla sua famiglia e chiuso in un ospizio di Roma, era una legge generale della Chiesa osservata in tutti i tempi e in tutti i paesi cattolici, e che non vi si poteva opporre senza cadere nell'eresia, o nel naturalismo, infine che questa legge era perfettamente giusta, e al coperto d'ogni seria obiezione.
      Noi ci proponiamo di esaminare: primieramente, se è vera che la legge che ci si oppone, sia una legge generale della Chiesa, e che ogni cattolico è obbligato di ammettere; e in secondo luogo s'egli è possibile di accordarla con la legge naturale. È qui una discussione di diritto canonico e di diritto pubblico che interessa la Chiesa, e in uno la società. Noi procureremo di trattarla con tutta la moderazione desiderabile e senza allontanarci, in verun modo, dai principii della dottrina cattolica.


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Roma e la opinione pubblica d'Europa nel fatto Mortara
Atti documenti confutazioni
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