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      Nella irregolaritā delle sue vie deserte e illuminate a risparmio, negli angoli sporgenti e rientranti delle sue case, nell'alto e basso delle sue grondaie, ti si affacciano talvolta dei capricci di ombra e di luce non mai prima avvertiti.
      Ora č il buio monotono che vien rotto improvvisamente ad una svolta dal chiarore che esce da una bottega attardata e ancora aperta; ora č la luna che mostrandosi da una fessura del cielo, rischiara la bruna facciata d'un palazzo, che ti si rizza a un tratto dinanzi gigantesca e minacciosa; e allora, per poco che tu sia superstizioso o pusillanime, ti prende quasi un'uggia di esser solo in quel silenzio e affretti il passo; tuo malgrado ti ricorre alla memoria la storiella di ladri udita poco prima, e se vedi venirti incontro una fisonomia sospetta le cedi volentieri la dritta.
     
      Fu in una di queste notti sinistre a mezzo un dicembre, che un giovine, disceso da una carrozza che s'era fermata sulla piazza di Sant'Ambrogio, percorreva sotto l'acquerugiola, che cadeva fitta e minuta, quella contrada che congiunge la piazza al Carrobbio, cercando collo sguardo qualche cosa sulla muraglia delle case di destra.
      Chi lo avesse veduto passar sotto il raggio dei lampioni, avrebbe osservato su quel volto i segnali di un'angustia violenta, come di chi cerca invano qualche cosa che gli preme.
      Giunto allo sbocco della contrada del Cappuccio, lo sconosciuto ristette come sconsolato; poi, voltosi indietro precipitosamente, rifece la via esaminando piú attentamente le pareti delle case.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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