Pagina (7/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nel quartiere, questa sua bizzarra professione di fede - in apparenza cosí contraria all'arte sua - e un certo metodo di vita fuor del consueto, e la sua maniera di vestirsi negletta e antiquata, gli aveano meritato il soprannome di filosofo, che, come tutti sanno, per certa gente dabbene equivale a poco meno di matto.
      - Che cosa mi comanda? - diss'egli al giovine che la Caterina gli veniva presentando.
      E, volgendosi a lei, soggiunse:
      - Ho bisogno di lei - cominciò lo sconosciuto - per un affare delicato... assai delicato.
      Il professore all'accento turbato di quella voce, all'espressione misteriosa di quelle parole alzò fieramente la testa e corrugò la fronte. Un sospetto oltraggioso gli aveva attraversato la mente.
      - Spero, - diss'egli fissando i suoi occhi penetranti in faccia allo sconosciuto - spero che ella non sia venuto a chiedermi una cosa illecita.
      Ma l'altro, prima che il professore avesse terminato, senz'ascoltarlo, soggiungeva:
      - E sono pronto a qualunque sacrificio pecuniario per ricompensare degnamente l'incomodo che ella dovrà prendersi.
      - Le ripeto, signore, che io sono pronto a prestar l'opera mia quand'essa non debba essere contraria alle mie abitudini...
      - L'opera che io son venuto a chiederle è né piú né meno che quella della sua professione
      - Quand'è cosí - sclamò il professore rovesciando indietro la le coltri e mettendo le gambe fuori del letto - siamo bell'e intesi.
      - Però, l'incomodo ch'ella dovrà prendersi, - replicò il giovane risolutamente - è forse superiore a quello che s'immagina.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





Caterina