Pagina (18/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Come abbia saputo del mio nuovo domicilio è un mistero. Da una settimana soltanto, come sapete, sono andato ad abitare in borgo di S. Gottardo, dove mi sono ritirato credendo di fuggire i rumori della città, per finire una commedia colossale, che fra poco sarà rappresentata al teatro Re. Potevano essere otto ore al piú; proprio quando il sonno ti ripiglia piú serrato, che dài senza accorgerti la tua brava volta pel letto, e ti distendi voluttuosamente sotto le coltri a far l'ultimo pisolo. Io, ciuco, avevo lasciato l'uscio aperto, non so come: la notte, sapete, eravamo stati un po' a zonzo a far chiasso, ma non ero ubbriaco però, e nemmeno brillo, che non vorrei - continuò abbassando la voce - non vorrei aveste a pigliar pretesto da questa mia confessione per farmi pagar la multa di temperanza. Dunque, come vi dicevo, egli entrò in camera e cominciò: "È permesso?..." con quella sua voce nel naso "è permesso?... è permesso?". Io fingeva di dormir chiuso, anzi mi misi a russare come un contrabbasso, per veder se quell'animale aveva tanto muso da destarmi. Egli si avvicina al letto, si curva a contemplarmi, poi prende una sedia e si mette presso al capezzale. "Ah se tu aspetti che io mi desti da solo, stai fresco" pensavo fra me. Se non che dopo una mezz'ora, l'usuraio, stufo di attendere, cominciò a chiamarmi per nome: "Signor Gustavo, sono io... signor Gustavo...". Io duro, ed egli da capo. Finalmente mi scosse per un braccio in tal modo che mi fu impossibile di fingere oltre.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





S. Gottardo Gustavo Gustavo