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      Allora come se mi destassi da un mal sogno di sbalzo, feci un movimento brusco, e colla mano rovescia gli lasciai correre una potente ceffata.
      I tre ascoltatori di Gustavo e il tabaccaio che stava al banco diedero in uno scoppio di riso. Gustavo continuò:
     
      Chi va là!" gridai sorgendo a sedere sul letto cogli occhi spaventati... "Sono io" rispondeva l'usuraio tenendo la mano sulla guancia addolorata "Ah è lei, caro signor Nicoletti...? Che cos'è accaduto? Mi pare di essermi spaventato per nulla. Le ho forse fatto male?" "Oh niente!" mi risponde l'usuraio "Cosa che passa." "Ma come è accaduto?" dico io. "È stato" risponde egli "che nel destarsi forse da qualche brutto sogno, la mi ha dato un piccolo schiaffo." "Oh povero signor Nicoletti, mi rincresce." "Non è nulla, caro signore" ripeteva quell'assassino colla sua voce rugiadosa, mostrandomi il pavonazzo della guancia. C'era il segno delle cinque dita. Ed ei lo chiamava un piccolo schiaffo! "Dunque" ricominciò "essendo passato di qua per caso..." gli usurai passano sempre per caso dalla porta dei debitori "sono salito a vedere se..." "A vedere che cosa?" dissi io. "La dica pure, caro sig. Nicoletti" "A vedere se ella fosse in caso di pagarmi quella piccola cambialetta delle seicento lire per risparmiare le spese del protesto." "Quella cambialetta dei guanti dispajati?" "Sí signore." "Ma senza dubbio, caro signor Nicoletti, è mio dovere; ella non ha che a parlare. Soltanto che avrei bisogno dalla sua provata gentilezza un gran favore.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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