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      .. ed essere dichiarato genio.
      Pochi mesi dopo il suo arrivo, era sopraggiunto quel magnifico ribollimento di teste e di cuori che con una parola sola fu chiamato il quarantotto.
      Anch'egli era stato sbalestrato qua e là per la penisola con un fucile sulle spalle... e, quando tutto fu finito, avea fatto ritorno alla sua Bergamo.
      Ma com'era da aspettarsi, dopo un anno di calma, la sirena lo avea risospinto a Milano...
      Sei mesi dopo egli si era veduto sospendere i sussidii da casa.
      Suo padre s'era stancato di mantenere alla capitale un fannullone - diceva lui - che non veniva mai a capo di nulla.
      Il povero vecchio s'era andato immaginando in buona fede che all'arrivo a Milano del suo Gustavo - un figliuolo di tanto talento! - tutti i giornali dovessero gridare ai quattro venti la cosa.
      Il figliuolo di tanto talento s'era dunque trovato a 23 anni nella piú orribile delle miserie... la miseria dell'uomo educato.
      Eppure Gustavo avea subíta la sua posizione con una indifferenza che avrebbe fatto onore a un discepolo di Diogene. Ma, come bisognava pensare a non morir di fame, ei non potè piú aspettare che l'ispirazione venisse a cercarlo... dovette egli stesso andarla a cercare. Da quel punto la sirena cessò per sempre il suo canto. Fra una farsa abborracciata per un teatro diurno, e un protesto di cambiale - fra un articolo da un tallero, e un biglietto del monte di pietà... il povero desio di gloria era morto di vergogna e di dolore.
      A Milano egli avea trovato due compagni d'arme: Niso Piertini ed Emilio Digliani, e da essi era nata la compagnia brusca.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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