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      .. Ma questo sentimento, che produrrà tutto al piú sulla fronte del trovatello una nube di tristezza, non può essere piú forte di quello del figlio a cui la madre è morta mentre egli nasceva, e che fu privato per sempre del piú dolce e soave amore che sia su questa terra.
      No. Ai vaporosi spasimi, all'aria soffrente e rassegnata, alle sentimentali tirate dei figli abbandonati il nostro secolo non crede piú.
      Ma esso crede però ancora agli inevitabili traviamenti di questi poveri diseredati dalla famiglia, che destinati forse dalla natura ad essere ricchi e felici, furono gettati dall'errore materno nella terribile situazione d'essere figli di nessuno.
      Per tornare dunque ad Emilio, debbo dire a suo onore che egli era tutt'altro che un trovatello da romanzo.
      Dopo aver meditato sulla propria sorte egli aveva cercato di dimenticare d'aver avuto anch'egli un padre e una madre. La voce del sangue gli diceva d'esser figlio di ricchi, e questo pensiero costante, quantunque non bastasse ad avvelenargli la vita o a turbargli i sonni, aveva avuto però una discreta influenza sul suo carattere e sulla sua esistenza: a ventitré anni egli era riuscito a farsi credere cinico e privo di cuore.
      Questo abito di stanchezza morale, questa simulazione di malvagità, avrebbe finito a farlo spregevole, se di sotto a quella maschera non fossero, quasi suo malgrado, trapelate le naturali qualità d'un'anima tutt'altro che stanca, tutt'altro che malvagia.
      L'ira - questo peccato mortale che è pur la chiave per iscoprire tante virtú nascoste - l'ira, che meno di qualunque altra passione soffre di essere dissimulata, giacché, veloce come il turbine, irrompe dal ciglio prima che la ragione sovrana valga a trattenerla, l'ira lo avea tradito.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





Emilio Emilio