Pagina (41/243)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Di ritorno a Milano, egli non era rientrato nella casa paterna, sebbene il conte gli avesse già perdonato il plebeo matrimonio. Ritiratosi colla sua Lituana in un appartamento, vi aveva vissuto felice colla pensione, e l'assegno paterno, finché l'antica ferita lo aveva tratto alla tomba.
      Il conte Girolamo suo figlio, - che era appunto quello che vedemmo entrar in sala poco fa - come se volesse rimediare all'errore di suo padre, appena si era trovato in età di prender moglie, era corso a chiedere consiglio al nonno sul proprio matrimonio. Non si scherzava; egli sapeva di essere il solo Firmiani che restasse della nobile famiglia, e teneva troppo all'eredità del nonno per non fare in tutto la sua volontà.
      Il conte sorridendo accolse la domanda del buon nipote, come uomo che sa in qual conto tenerla, e - contro ogni aspettativa di costui - gli consigliò di studiar prima ben bene il proprio cuore per iscoprire se gli suggerisse veramente di prender moglie.
      Il nipote rispose che gli pareva sarebbe stato un peccato il lasciar spegnere il nome dei Firmiani; a cui il vecchio aveva soggiunto:
      - Oh! l'Europa non si metterà in rivoluzione neppure per questo!
      Il conte Lorenzo era uno di quegli uomini che si compiacciono di sconcertare qualunque testa che non sia della loro levatura.
      Quella risposta tolse la parola al povero nipote...
      Ma il buon vecchio proseguí:
      - Nondimeno se hai voglia di pigliarla non sarò io certo quello che te ne dissuaderà.
      - E chi mi direbbe ella di scegliere, caro nonno? - continuava Girolamino coll'intenzione di fargli piacere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





Milano Lituana Girolamo Firmiani Firmiani Europa Lorenzo Girolamino